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Visualizzazione dei post con l'etichetta Alimentazione e dintorni

Il Panko - come farlo in casa

  Il panko è quella mistura di briciole di pane, di mollica per intenderci, che opportunamente sbriciolato e tostato nel forno, crea la panatura che si utilizza molto nella cucina asiatica; se siete andati in un ristorante giapponese o di cucina fusion, avrete sicuramente assaggiato, o visto assaggiare, i gamberi o la verdura opportunamente passata in questo pane bianco e leggero che permette di avere un fritto leggero, non grasso e molto croccante. Non è facile trovare il panko in commercio, io ho provato a girare in parecchi negozi specializzati in prodotti asiatici ma non sono mai riuscita a trovarlo; però c’è un sistema casalingo che ci permetterà di poterlo preparare facilmente ed ottenere un risultato ottimo. Di solito la mollica si ricava prendendola dal pane bianco, il classico pan carrè o meglio, da quello bianco per tramezzini che è già privato della crosta; io preferisco quello per tramezzini, già bello pronto ed evito così lo scarto della crosticina tipica del pan

La polpetta

  La polpetta, amata da grandi e bambini (soprattutto da loro!) che siano rotonde, leggermente schiacciate o allungate riscuotono un grande successo sia nella versione di carne che vegetariana. E possono essere anche un piatto eclettico da portare sulla tavola quando ci sono ospiti. Concentriamoci anche sul lato estetico; le polpette devono essere il più possibile precise e simili tra loro nella forma. Se le fate con le mani, basta che vi bagnate frequentemente le dita per rotearle e non farle appiccicare; - se le volete fare con due cucchiai, tecnica che di solito si utilizza per gli gnudi fiorentini o le quenelle francesi, dovete bagnare due cucchiai e trasferire la porzione di impasto da un cucchiaio all’altro sino ad averla resa liscia su ogni lato; - se invece volete usare il porzionatore di gelato , riuscirete ad ottenere polpette perfettamente rotonde: abbiate cura di ungerlo leggermente tra una polpetta e l’altra. Farle con il porzionatore si addice quando volete fare p

Il miele in cucina: il suo uso nei piatti dolci e salati

  Molto spesso si tende ad utilizzare il miele solo per le preparazioni dolci; inserito negli impasti per le torte, sulla frutta, sui pancake.  Si tralascia quindi la possibilità di usare questo prodotto meraviglioso in altri piatti, salati o agrodolci. Ma per sapere quale miele è più indicato per realizzare ricette di pesce, carne o a base di formaggi seguite queste linee guida. Riuscirete così a sfruttare a fondo questo alimento dal gusto inconfondibile. MILLEFIORI: ha un gusto che dipende molto dal territorio e regione da cui si ricava; il suo gusto è deciso e se comprate quello raccolto in estate, giugno e luglio, si presta al meglio per la dolcificazione . Quello invece raccolto a fine estate si riconosce perchè più scuro ed è adatto per preparazioni come il torrone, il croccante e il pane ripieno. ACACIA: molto digeribile e poco zuccherino (è uno dei pochi mieli che non cristallizza) è un miele adatto per la maggior parte degli usi; se lo volete gustare al meglio accompagnatelo

Erbe aromatiche: essicazione e conservazione

Avete un orto o un balcone dove coltivate le erbe aromatiche? Bè...fortunatissime! Potete godere ogni giorno di questi profumi e sapori meravigliosi. Ma per poterli sfruttare anche nel periodo invernale non c'è niente di meglio che raccogliere fiori e foglie ed essicarli; niente di più semplice. Fiori e foglie è meglio raccoglierli la mattina o la sera dopo il tramonto; i fiori profumano di più appena sbocciati, mentre i semi e i frutti è meglio raccoglierli quando sono ben maturi. Tagliate sempre dal basso e non tagliate in modo drastico così la stagione successiva avrete dei raccolti ancora più generosi. ESSICAZIONE : per poter essicare nel modo migliore le erbe aromatiche potete farlo in modo naturale anche se un pò più lungo. Le erbe devono essere accuratamente pulite da terra, polvere e, se le lavate, asciugate molto molto bene perchè qualsiasi residuo di umidità vi comprometterebbe il risultato finale e la sua conservazione. Tenetele su una grata (anche quella del

Formaggi stranieri e il loro uso in cucina

Molto, molto tempo fa mi è capitato questo stralcio preso da una rivista di cucina, purtroppo però non ne ricordo il nome... E' un sunto, ma molto comodo, per evidenziare l'uso dei formaggi più noti che possiamo trovare in commercio; diciamo che l'utilizzo è quello più indicato ma nulla vieta di provarli anche in altre maniere. Fate un clic sopra l'immagine per ingrandirla per facilitarne la lettura.

L'origine araba del risotto allo zafferano

Lo zafferano è una spezia originaria dell’antica Persia e diffusa dagli Arabi in Occidente ,prima approdando in Spagna e successivamente nella nostra Sicilia. Cerchiamo di capire come mai una spezia così lontana è andata a finire in un piatto nato alla fine del quattordicesimo secolo a Milano! La spiegazione mischia leggenda a documenti scritti e narra che tra il 1572 e il 1576 lavorasse alle vetrate del Duomo di Milano il pittore Valerio de Perfudavalle, un abile pittore ma con un debole per il vino. Spesso lasciava il pennello al suo garzone che si divertiva a creare effetti incredibili con lo zafferano, un colorante che allora si utilizzava in tintoria e per la preparazione di ricette galeniche, a cui conferiva il caratteristico colore giallo-oro. Proprio per questa sua abitudine di usare la spezia per colorare, il garzone venne chiamato ‘zafferano’ e il suo maestro Valerio, convinto di prenderlo in giro in modo esagerato gli diceva spesso che col tempo avreb

La 'nazionalità' dell'insalata russa

Questo piatto di russo non ha proprio nulla; in Russia viene chiamata insalata ‘italiana’ e in Germania ‘italienischer salat’. Ma perché la chiamiamo così? Il suo nome deriva dal fatto che intorno agli inizi del Novecento, in Liguria, nella zona del ponente, vivevano molti aristocratici russi estremamente ricchi e per soddisfare i loro palati i cuochi ideavano piatti costosi ed estremamente elaborati. I piemontesi, nel corso degli anni, che capitavano in Liguria, hanno avuto modo di assaggiare questo piatto e, piaciuto, lo hanno ‘adottato’; infatti oggi nei menù tipicamente piemontesi, l’insalata russa è presente tra i vari antipasti. Ad oggi, questo piatto presenta diverse varianti, spesso a gusto di chi la prepara; in origine era costituita da una macedonia di verdure crude conservate sotto aceto a cui si aggiungevano pezzi di verdure fresche, cotte o lessate, della lingua salmistrata e condita poi con della maionese non troppo morbida e ricoperta con dell

L'oro di Sorrento - il Limoncello

Il successo di questo buonissimo liquore a base di bucce di limoni è nato negli anni Ottanta, dove inizialmente era una produzione locale a base artigianale, per il consumo delle singole famiglie che non mancavano di offrire ai loro ospiti, a fine pasto, un bicchierino di questa bevanda, ma ben presto divenne popolare in tutta Italia ed il suo nome lo deve al frutto con cui a Napoli venivano chiamato il ‘limo’ o ‘limetta’, con la cui buccia appunto, si prepara questo liquore. E’ un po' difficile dare una precisa paternità al Limoncello, in quanto alcune fonti asseriscono che nacque agli inizi del 1900, dove in una piccola pensione il nipote della proprietaria, Sig.ra Maria Antonia Farace che coltivava un frutteto di piante di limone e arance, decise di aprire un’attività di ristorazione dove il pezzo forte del bar era proprio questo liquore. Altre indicano l’abitudine antica di pescatori e contadini di sorseggiare già di prima mattina, durante le stagioni fredde, u

Basta il nome! Celebrità gastronomiche

Quando sentite parlare di piatto alla Bismark , bistecca, asparagi o hamburger, coperti da uova fritte, non pensiate che facciano parte della cucina tradizionale tedesca. In realtà, questo termine è stato coniato verso la fine dell’Ottocento, quando fu siglato il patto della Triplice Alleanza (tra Austria e Italia contro le nazioni russa e francese); il cancelliere, Otto von Bismark-Schonhausen era il simbolo della potenza tedesca e la sua figura faceva pensare a qualcosa di estremamente forte. Così si è pensato di dare il suo nome ad un piatto che univa il potere nutriente della carne a quello altrettanto nutriente di un uovo fritto nel burro. Un cibo super-energetico. La Paillard , è un piatto proveniente dalla tradizione francese, anche se ormai poco servito; si tratta di una sottile fetta di vitello o manzo, leggermente battuta e cotta senza condimenti, per pochi minuti, alla griglia o alla piastra e servita con sale e pepe, ed eventualmente alcune gocce

La pasta alla Carbonara e alla Puttanesca

Due condimenti che sono diventati parte della nostra tradizione gastronomica, non appena nominiamo la Carbonara secondo me anche i bambini sanno come si fa! Forse un po' meno richiesta la Puttanesca ; a causa del suo punto ‘piccante’ che non tutti gradiscono, ma fatto sta che i suoi ingredienti sono altrettanto famosi come quelli della Carbonara. Non appena sentiamo il nome Carbonara ci viene subito in mente l’associazione al nome della Carboneria, un’antica società segreta nata nel periodo risorgimentale di cui facevano parte nomi noti come Giuseppe Garibaldi, Ciro Menotti, Silvio Pellico che con i loro ideali fecero parlare di se per buona parte del primo periodo ottocentesco. Niente di più errato quindi abbinare un piatto di spaghetti alla carbonara a questa associazione segreta, anche perché documenti che ne attestino l’utilizzo di questo condimento non ne sono arrivati mai sino a noi. Sarebbe più accreditato invece attri

COCKTAIL...CHE NOME STRANO

C’era una volta ….il cocktail... Oggi è una parola che non si usa più anche se il rito è ancora celebrato solo che ha cambiato nome: aperitivo o ‘apericena’ eventi che fondamentalmente hanno lo stesso scopo, cioè dedicare un determinato orario della giornata per un incontro informale o destinarlo ad occasioni di lavoro o di rappresentanza. Diciamo che l’aperitivo o l’apericena viene consumato da noi comuni mortali; il cocktail in determinati ambienti di un certo livello però sussiste ancora e con certe regole. Si richiede al bar secondo formule collaudate da tempo oppure viene richiesto con ingredienti modificati. Letteralmente la parola cocktail è di origine anglosassone ed è composta da ‘cock’ (gallo) e da ‘tail’ (coda) ossia ‘coda di gallo’ che, leggendola così ovviamente non ha nessuna attinenza con una bevanda analcolica; l’origine di questa parola deriva da un fatto di costume che avveniva negli scorsi secoli. I combattimenti tra i galli, molto cruenti, di m

Scegliere il riso giusto

Quando andiamo a realizzare una ricetta che prevede l'uso del riso non sempre è indicata la qualità più adatta da acquistare ed utilizzare, ma nulla vieta anche di scegliere un riso che piaccia particolarmente anche se poi non sarebbe il più adatto. Ecco un piccolo elenco del riso che troviamo più facilmente in commercio e gli usi più indicati. RISO COMUNE Caratteristiche: ha chicchi piccoli , di forma arrotondata. Cuoce in tempi brevi e si scioglie parzialmente , liberando l'amido nel liquido di cottura. Tempi di cottura: 12-13 minuti Varietà: Balilla, Americano Come usarlo : E' adatto per le minestre , cotto in brodo di carne o vegetale o nel latte. L'amido che si libera durante la cottura rende le minestre dense e molto vellutate. RISO SEMIFINO Caratteristiche : I chicchi sono di forma semiarrotondata e di dimensioni medie. Ha dei tempi di cottura leggermente più lunghi di quelli del riso comune e si scioglie di meno. Tem

Il rito del tè

 La classica tazza di tè o di infuso è quel qualcosa di magico che ci permette di gustare una pausa in tutto relax, da sole o in compagnia, però per preparare una perfetta tazza della bevanda che più amiamo ci sono delle regole da sapere e da seguire... La teiera che oggi troviamo in tantissime fogge e materiali dovete preferirla in ceramica perchè ha ottime proprietà isolanti e mantiene a lungo il tè caldo. Sono perfette anche quelle di ghisa che non interferiscono con  il gusto del tè e ne mantengono costante la temperatura. Riguardo al tempo di infusione questo varia in base al tipo di te, ma in genere è tra i 2 e i 4 minuti: se volete una bevanda meno eccitante uno studio della Oxford Brookes Univerity consiglia di lasciarlo in infusione oltre i 5 minuti perchè così facendo si favorisce l'estrazione dell'acido tannico e dei flavonoidi (dalle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie) e anche se il tè risulterà più amaro sarà però più salutare. Imperativo asso