Lo zafferano è una
spezia originaria dell’antica Persia e diffusa dagli Arabi in
Occidente ,prima approdando in Spagna e successivamente nella nostra
Sicilia.
Cerchiamo di capire
come mai una spezia così lontana è andata a finire in un piatto
nato alla fine del quattordicesimo secolo a Milano!
La spiegazione
mischia leggenda a documenti scritti e narra che tra il 1572 e il
1576 lavorasse alle vetrate del Duomo di Milano il pittore Valerio de
Perfudavalle, un abile pittore ma con un debole per il vino. Spesso
lasciava il pennello al suo garzone che si divertiva a creare effetti
incredibili con lo zafferano, un colorante che allora si utilizzava
in tintoria e per la preparazione di ricette galeniche, a cui
conferiva il caratteristico colore giallo-oro.
Proprio per questa
sua abitudine di usare la spezia per colorare, il garzone venne
chiamato ‘zafferano’ e il suo maestro Valerio, convinto di
prenderlo in giro in modo esagerato gli diceva spesso che col tempo
avrebbe finito per mettere lo zafferano anche nel risotto, che a quei
tempi si mangiava bianco.
Nel 1574 il garzone
sposò la figlia di Valerio, e gli amici dello sposo pensarono di
fargli uno scherzo offrendo al pranzo di nozze il riso colorato con
lo zafferano: fu un successo strepitoso!
Ad importare il
bulbo dello zafferano pare sia stato un frate domenicano di nome
Santucci; al tempo era un inquisitore spagnolo nella Spagna di
Filippo I e rischio parecchio per poter portare nella sua terra
natia, Aquila, alcuni di questi bulbi coltivati tutt’oggi
nell’altipiano di Navelli.
I botanici gli
diedero il nome ‘Crocus sativus’ in riferimento al mito
greco dell’amore
ardente ma ostacolato dagli dei tra il giovane Croco, un mortale, e
la ninfa Smilace. I due amanti furono trasformati, lui, nella pianta
dello zafferano e lei in quella della smilax aspera, la
salsapariglia.
Un’altra
leggenda ritrova lo zafferano
anche nella mitologia romana, collegato alla figura del dio Mercurio
protettore dei commerci e dei guadagni che, avendo sbagliato il
lancio del disco, colpì a morte il suo amico Crocus e fece tingere
del suo sangue il fiore della pianta affinché gli uomini,
attraverso il colore ed il nome, lo ricordassero per sempre.
Lo
zafferano oggi viene impiegato in tantissimi usi, dalla tinture per
tessuti, alle bevande (il liquore Strega) per le zuppe di pesce (ad
esempio la Bouillabaisse), nei formaggi pecorini come il
‘piacentino’, per la paella e il risotto, ovviamente, alla
milanese.
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