C’era una volta
….il cocktail...
Oggi è una parola che non si usa più anche se il
rito è ancora celebrato solo che ha cambiato nome: aperitivo o
‘apericena’ eventi che fondamentalmente hanno lo stesso scopo,
cioè dedicare un determinato orario della giornata per un incontro
informale o destinarlo ad occasioni di lavoro o di rappresentanza.
Diciamo che
l’aperitivo o l’apericena viene consumato da noi comuni mortali;
il cocktail in determinati ambienti di un certo livello però
sussiste ancora e con certe regole. Si richiede al bar secondo
formule collaudate da tempo oppure viene richiesto con ingredienti
modificati.
Letteralmente la
parola cocktail è di origine anglosassone ed è composta da ‘cock’
(gallo) e da ‘tail’ (coda) ossia ‘coda di gallo’ che,
leggendola così ovviamente non ha nessuna attinenza con una bevanda
analcolica; l’origine di questa parola deriva da un fatto di
costume che avveniva negli scorsi secoli.
I combattimenti tra
i galli, molto cruenti, di moda in Inghilterra, Spagna e Francia del
nord avvenivamo di solito in taverne frequentate da forti bevitori e
le penne del gallo perdente venivano offerte all’avversario; un
giorno il proprietario di una di queste taverne servì una bevanda
(allora tutto ciò che si serviva era alcolico) che ricordava i
colori della coda di uno dei suoi galli, vincitore di un
combattimento, e da qui, prese il nome ‘coda di gallo.
Diverse fonti invece
affermano che la bevanda che porta questo nome fosse stata inventata
a New Orleans da un farmacista, Antoine Amédèe Peychaud, che usava
versare le sue preparazioni in un contenitore particolare a forma di
porta-uovo, chiamato ‘coquette’. Per facilitare la richiesta i
suoi clienti chiedevano un ‘coquieter’ un dosatore simile ad un
bicchierino e con il tempo il nome si modificò in ‘cocktay’ e
successivamente in ‘cocktail’.
Al momento del
cocktail si dedicò anche la moda disegnando una ‘linea di abiti da
cocktail’ e durante il 1930, l’icona dell’art decò Tamara de
Lempicka, di ritorno dall’America e stabilitasi a Parigi, stabilì
che l’inizio del cocktail fosse alle 17.00 del pomeriggio .
Diversi baristi e
sommeiller dedicarono al cocktail anche una classificazione in base
al loro grado alcolico (After-dinner, Pre -dinner e Long-drink) e
dedicando un ruolo importante anche alla loro guarnizione che lo fa
distinguere da tutte le altre bevande; uno dei più famosi Long-drink
è il Bellini, creato nel 1948 all’Harry Bar di Venezia da Giuseppe
Cipriani e dedicato al famoso pittore Giovanni Bellini, costituito da
succo di pesca bianca e Prosecco di Conegliano.
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